Ricordando Michele Scaponi l’Aquila di Filottrano

Sembra ieri ma è già passato un anno da quel “terribile” 22 aprile 2017. Michele Scarponi, entrato nel cuore dei tifosi come l'”Aquila di Filottrano”, ci lasciava a causa di un incidente stradale durante un allenamento nella sua Filottrano.

Michele Scarponi in una foto di repertorio del Giro d’Italia 2016.

Non dimenticherò mai il modo con cui appreso la notizia. Ero fuori per il ponte, avevo appena terminato di visitare il mausoleo di “Galla Placidia” a Ravenna. Prendo il mio smartphone e leggo un messaggio in un gruppo di WhatsApp: “Brutta notizia… è morto Scarponi“.

Mi siedo su muretto e mi sento gelare. Sono incredulo, avevo letto solo fino al giorno prima delle sue imprese al Tour of Alps (ex Giro del Trentino), non accetto la notizia e penso ad una delle solite bufale che girano su internet per far aumentare le visualizzazioni sui siti. La conferma però arriva solo dopo pochi minuti; quando inizio a leggere le varie notizie sui quotidiani online.

Non era un mio parente e nemmeno un mio amico ma Michele lo conoscevo come solo un tifoso di ciclismo può conoscere un Campione. L’avevo incontrato in diverse occasioni durante le varie edizioni del Giro d’Italia, i suo simpaticissimi tweet erano diventati per me un appuntamento fisso ed avevo avuto conferma della sua simpatia durante le sue partecipazioni al “Processo alla Tappa” condotto da Alessandra De Stefano; già vedevo in lui un ottimo percorso da conduttore televisivo al termine della sua carriera sulle due ruote. Ricordo Michele come un uomo sempre sorridente e disponibile con tutti, grandi e piccini. Era uno dei corridori più amati del gruppo!

Ho sempre apprezzato la sua tenacia nel raggiungere i risultati e la sua umiltà che lo ha portato, negli ultimi anni della sua carriera, ad accettare il ruolo di “gregario di lusso” di Vincenzo Nibali all’Astana aiutandolo a vincere un Tour de France e un Giro d’Italia.

Tra le sue gesta più belle non potrò mai dimenticare la 19a tappa del Giro d’Italia 2016. Michele, dopo aver conquistato la Cima Coppi (per quell’edizione il “Colle dell’Agnello“), si trova in fuga insieme a Maxime Monfort. Saputo che Vincenzo Nibali nelle retrovie era scattato e che Steven Kruijswijk, maglia rosa, era finito contro un muro di neve viene fermato dall’ammiraglia in attesa del capitano. Michele, accetta senza fiatare, si ferma letteralmente e raggiunto dal suo capitano si mette davanti a tirare fino ai meno 8 km dal traguardo. Il giorno successivo, nella tappa in cui Vincenzo Nibali conquista il Giro 2016, compie un lavoro egregio insieme a Fuglsang e Kangert. Il Giro del 2016 è anche suo. Michele  Scarponi ha agito come solo un grande Campione può fare.

Michele rimarrai per sempre nel mio cuore!

Purtroppo la morte di ciclisti per le strade continua ad avere un tasso altissimo. La famiglia di Michele, in particolare il fratello, e l’A.S.D. che porta il nome di Michele stanno portando avanti una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale in unione alla campagna di sensibilizzazione promossa dall’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) #tifatecierispettateci.

Prestate attenzione ai ciclisti in strada, sulla carreggiata ci stiamo tutti! Abbiate pazienza e salverete una vita!

La Rai ha pensato di ricordare Michele Scarponi con un documentario, da non perdere, “Nel nido dell’aquila – Omaggio a Michele Scarponi” a cura di Alessandra De Stefano andato in onda oggi su Raisport HD alle 13.30 prima della diretta della Liegi – Bastogne – Liegi.

Per chi se lo fosse perso inserisco il video di seguito.

 

 

Ciao Michele!

 

 

 


So che questo articolo può risultare lungo ma voglio inserire, di seguito, il bellissmo discorso, nella versione integrale, del CT Davide Cassani pronunciato il giorno del funerale per tutte quelle persone che il ciclismo lo seguono poco o non lo seguono affatto o semplicemente per chi non conosceva Michele Scarponi.

“Ciao capitano, come vedi siamo allo stadio che è diventato una grande chiesa, era l’unico posto dove potevamo starci tutti quanti. Mi sembra quasi piccolo questo campo. Sopra abbiamo il cielo azzurro, le nuvole sono lontane perché vogliono illuminarti in questa giornata importante per tutti quanti.

Ieri sono venuto a trovarti e ho visto che c’era quella maglia di campione italiano che hai vinto nel 1997, quando eri un ragazzino sul castello di Caneva. Quel giorno hai battuto tutti quanti e anche grazie a quel campionato italiano hai avuto l’onore di indossare la tua prima maglia azzurra, San Sebastian. Ha vinto un tuo compagno di squadra. Poi sei passato dilettante hai continuato a vincere. Ti ho intervistato la prima volta, insieme ad Auro, nel 2001 quando ti hanno convocato ai campionati del mondo a Lisbona; sei arrivato ottavo alla cronometro. Poi sei passato professionista, hai vinto una corsa ma la cosa più importante è che ti sei messo a disposizione del tuo capitano, Cipollini. Nonostante eri lì a lavorare per lui sei arrivato diciottesimo. L’anno dopo sei arrivato quindicesimo. Hai cominciato a vincere. Quando hai vinto la Tirreno – Adriatico eri felice. Ieri quando sono venuto a trovarti c’era il trofeo della Tirreno – Adriatico che hai vinto sulle tue strade, eri felice perché finalmente eri uno dei più forti, dei più bravi. Partivi nei finali e riuscivi a vincere. Hai vinto anche a casa mia, a Faenza, hai vinto la Coppi & Bartali, hai vinto tante belle corse. Mi ricordo anche quando nel 2011 sei caduto alla Milano-Sanremo e ti ho commentato in una rimonta incredibile; non so come tu sia riuscito a guadagnare un minuto sulla Cipressa e arrivare sesto. Se quel giorno tu non fossi caduto probabilmente avresti vinto quella corsa. Hai vinto quel Giro d’Italia, sei sempre stato un Capitano, hai vinto un Giro anche se non lo sentivi tuo perché dicevi sempre: “Si, ho vinto io ma il premio non me l’avete mai dato”. Però la maglia rosa l’anno dopo te l’hanno data; te l’ha data Mauro Vegni, in Danimarca, nel 2012 e l’hai indossata. Hai vinto a Mayrhofen, mi ricordo che quando sei partito a 70/80 km dall’arrivo ho detto: “Scarponi non lo prendono più” ed hai vinto. Hai vinto anche a Benevento. Hai vinto anche l’anno dopo sull’Aprica quando sei arrivato con Nibali e Basso e per pochi secondi non sei riuscito a salire sul podio; era il 2010.

Con Nibali hai avuto tante sfide, e c’era talmente tanta rivalità tra voi due che poi sei diventato un suo gregario. La gente non lo sa che essere gregari è un “privilegio” perché lavori anche per gli altri; te lo dice uno che ha fatto per una vita il gregario. È bello quando metti il tuo servizio, la tua generosità, la tua personalità al servizio degli altri. Ma la cosa incredibile è che sei morto da capitano; come lo sei sempre stato. Perché quando Nibali l’anno scorso ha vinto il Giro c’era la tua firma. Io nel mio computer ho due filmati; quello di Cipollini nel 2002, per dimostrare la forza della squadra, e di quando tu l’anno scorso ti sei fermato, hai messo il piede a terra e hai aspettato Nibali. Sei transitato primo sul colle dell’Agnello e l’hai aspettato. Tu pensa che Valverde era lì a pochi secondi e per colpa tua non è rientrato e non è riuscito a vincere il Giro per pochi secondi. Valverde due giorni fa ha vinto la Liegi-Bastogne-Liegi, te la ricordi? Quando avevi 22 anni sei arrivato quarto. Eri un ragazzino. Valverde l’altro giorno, nonostante non sia mai stato un tuo compagno di squadra ma un tuo rivale a cui non hai fatto vincere un Giro d’Italia, la prima cosa che ha pensato dopo la vittoria… ha pensato a te e ha pianto perché gli mancavi e manchi a tutti quanti. Qua ci sono tutti c’è anche Sagan, il campione del mondo, ma non è qua perché è il campione del mondo, ma perché è uno del gruppo un tuo amico come tutti gli altri.

Anche perché poi tra l’altro io e te abbiamo incominciato un discorso venerdì. Io non ti ho mai dato la maglia azzurra; la maglia azzurra te l’ha data Ballerini nel 2009 e te l’ha data Bettini. E tu eri felicissimo di quella maglia azzurra. Subito dopo il mondiale, mi ha detto Bettini, che sei andato da lui e l’hai ringraziato e gli hai detto: “Io ho vinto il campionato del mondo, mi hai dato la maglia azzurra! Ho onorato l’Italia” e per pochi metri non sei riuscito a stare con Nibali, non sei riuscito a stare con i primi ma hai fatto un campionato del mondo straordinario.

Avevamo parlato io e te alla fine del Giro d’Italia dell’anno scorso e mi hai detto: “Cassa, tienimi in considerazione per le Olimpiadi” ed io ti ho tenuto in considerazione; ti ho messo nella lista dei 10. E ti ho detto: “Se ti senti pronto un mese prima delle Olimpiadi dimmelo”, non mi ha detto nulla perché non ti sentivi pronto. E ti avevo anche detto se volevi venire al campionato europeo, perché era giusto, era il percorso giusto per te. Tu venti giorni prima mi hai chiamato e mi hai detto: “Guarda non sono pronto. Non riesco ad essere utile alla Nazionale”.

Venerdì ci siamo parlati. Ad un certo punto ho sentito una mano agganciarsi alla mia portiera, faceva caldo come oggi, e hai cominciato a parlare e mi hai detto: “Cassa, per quanti anni devo correre ancora?” e io ti ho detto: “guarda c’è un campionato del mondo l’anno prossimo ad Innsbruck. È durissimo ed io ho bisogno di un uomo come te”, si è messo a ridere ed era quasi un sì; sì io fino all’anno prossimo ci arrivo. Poi hai cominciato a parlare del Giro d’Italia, eri contento, eri felice perché avevi vinto.

Io ti saluto come ti salutano tutti, sono io che parlo ma parlo a nome del gruppo. Abbiamo perso un uomo della nostra famiglia, forse abbia perso il migliore. Perché tu hai sempre avuto come arma vincente il sorriso. Hai sempre sdrammatizzato; anche quella volta che hai perso la Tirreno – Adriatico per una somma di piazzamenti. Sei e resterai sempre il nostro capitano. E, per quel discorso che abbiamo fatto venerdì scorso, io ti porto la maglia azzurra, che non è un regalo, è un riconoscimento per tutto quello che hai fatto. Tu hai vinto l’ultima corsa dove partirà e dove terminerà il campionato del mondo dell’anno prossimo. Tu sarai uno dei nostri. L’ultima cosa. Ieri, non so per quale motivo, mi ha chiamato Eddy Merckx per salutarti e per fare le condoglianze ai familiari. Tu non hai vinto come Eddy Merckx, ma come generosità, come serietà, personalità e attaccamento alla famiglia e al lavoro sei stato come Eddy Merckx

Davide Cassani

 

Luigi - Appassionato di ciclismo, cicloamatore “completo” (lento su tutti i fronti: pianura, salita e discesa) e curatore del blog: "Soli al comando".

Pubblicato da solialcomando

Luigi - Appassionato di ciclismo, cicloamatore “completo” (lento su tutti i fronti: pianura, salita e discesa) e curatore del blog: "Soli al comando".

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