Quando sei lì e Alejandro Valverde domina l’inferno! Suo il mondiale 2018

Aspetti questo Mondiale da due anni e sei finalmente lì con la bandiera tricolore in mano ed accade quello che egoisticamente non vorresti vedere: Alejandro Valverde,  dopo sei podi al Campionato del Mondo, conquista la maglia iridata sul traguardo di Innsbruck battendo in volata il francese Romain Bardet, il canadese Michael Woods e l’olandese Tom Doumoulin. 

Andiamo con ordine. Innsbruck da una settimana è al centro del ciclismo mondiale. Noi arriviamo in città solo sabato mattina giusto in tempo per concederci la visita dei luoghi simbolo della città e di gustare l’aria del clima mondiale rimanendo con il pensiero fisso alla gara di domenica. Questa è la nostra prima presenza ad un Mondiale dal vivo e quale poteva essere miglior inizio se non su un tracciato duro come quello in terra austriaca?

Avevamo cerchiato in rosso questo appuntamento sin dall’annuncio da parte dell’UCI e dalle dichiarazioni del CT Davide Cassani che  definiva questo percorso perfetto per le caratteristiche del nostro Vincenzo Nibali. Di giorno in giorno le nostre aspettative crescevano immaginando, in cuor nostro, le emozioni che la vittoria dell’uomo di punta della nostra nazionale avrebbe potuto regalarci.

Il sabato pomeriggio riusciamo a ritagliare un po’ di tempo per  assistere al finale della gara femminile vinta dall’olandese Anna van der Breggen. Scegliamo di posizionarci nei pressi del ponte che porta verso la temutissima salita della “Höll”.  Notiamo fin da subito che alcuni punti del circuito cittadino sono abbastanza stretti e che presentano, oltre un breve tratto di pavè, anche l’insidia dei binari del tram coperti precauzionalmente dall’organizzazione da una sorta di nastro adesivo. Non è da meno l’imbocco della salita infernale che presenta un restringimento; sarà fondamentale per i nostri ragazzi  trovarsi nelle prime posizioni durante i giri del circuito breve ma soprattuto nell’ultimo giro che prevede il passaggio dalla “Höll”.

Al termine della gara femminile assistiamo allo spettacolo di un gruppo di simpatici tifosi olandesi che, in una piazza limitrofa al rettilineo di arrivo, intrattengono la folla con musica e balli improvvisati.

 

Finalmente arriva la data tanto attesa! E’ domenica mattina, colazione rigorosamente con torta “sacher” e subito dritti verso la stazione “direzione Innsbruck”. E’ mattina presto ma la città inizia a riempirsi di tifosi, di ogni nazione, con bandiere, striscioni e attrezzi vari pronti ad accaparrarsi i posti migliori per acclamare i propri beniamini. Passeggi e senti i discorsi dei vari tifosi che fanno pronostici sull’esito della corsa: italiani, spagnoli, belgi, olandesi tutti CT come se fossimo in un grande “Bar Sport”. Incroci anche facce conosciute di altri blogger come te e sembra quasi di trovarsi in una gara nostrana. Tra un passo e l’altro incroci campioni del mondo del passato come Francesco Moser, Mario Cipollini e Oscar Freire. Anche noi cerchiamo di conquistare la nostra posizione strategica. Decidiamo di posizionarci subito dopo il traguardo pronti ad immortalare il vincitore. Siamo vicini a due maxi schermo e al podio. Se non fossimo stati costretti a prendere il treno subito dopo la cerimonia di premiazione per tornare a casa ci saremmo sicuramente posizionati sulla parte più dura dello strappo finale. E’ molto presto la corsa é iniziata da pochissimi minuti. Ci diamo il cambio per sgranchire le gambe e per dare uno sguardo al resto della piazza rimasta blindata per tutta la settimana di corsa. Ed è lì che incontramo una coppia di italiani, fratello e sorella, siciliani come noi con cui condivideremo queste ore di attesa. Incontriamo anche Piero che con i suoi striscioni e la sua “mise” da vero ultrà ciclistico conquista la simpatia di tutti i passanti.

Innsbruck è in festa, gente di ogni nazionalità pronta ad applaudire ed incitare tutti i ciclisti partecipanti alla competizione. Perchè il ciclismo è proprio questo… lo spettatore applaude tutti, beniamini ed avversari; perché ogni singola pedalata, ogni singolo tentativo speso per aiutare il proprio compagno di squadra o semplicemente per onorare la corsa tagliando il traguardo finale merita rispetto. Ad ogni passaggio siamo avvolti da applausi e dai vari: “Allez!”; “Hop! Hop!” “Bravò!”. Piccoli dettagli che  non tutti riescono a cogliere.

Come ogni edizione le riprese televisive non si rivelano un valido supporto per seguire la corsa e neanche lo speaker riesce a dare informazioni precise. Spesso riusciamo a ricevere informazioni più dettagliate dall’Italia tramite WhatsApp.

Dal maxi schermo vediamo inesorabilmente aumentare il vantaggio dei fuggitivi chilometro dopo chilomentro. Il gruppetto composto da 11 elementi riuscirà a guadagnare un vantaggio massimo di oltre 17 minuti. Non nascondo che con il passare dei chilometri e l’approssimarsi dell’arrivo con il vantaggio quasi sempre costante iniziavamo a preoccuparci dell’eventualità che la fuga andasse in porto.

Quando la gara arriva sul circuito di Innsbruck alcuni big rimangono attardati in zona rifornimento. Sul secondo passaggio sotto il traguardo vediamo staccati dalla gruppo principale vari uomini chiave come: Nibali, Moscon e Dumoulin;  non riusciamo a sapere da subito il motivo.

Lentamente ci avviciniamo ai chilometri finali di gara e l’ansia aumenta in maniera direttamente proporzionale. Vediamo sempre gli azzurri nelle prime posizioni del gruppo pronti a controllare la situazione e ciò ci rincuora.

Gli azzurri entrano in azione nel penultimo giro. Il primo ad uscire dal gruppo e riportarsi su un gruppetto di fugaioli è Dario Cataldo a cui si unirà da lì a breve anche un attentissimo Alessandro De Marchi. Queste ripetute accellerate continuano a mietere vittime illustri; cadono uno ad uno: Daniel Martin, Zakarin, Poels, Simon Yates, Kwiatkowski, Jungels e Uran. I nostri sono sempre sul pezzo; Damiano Caruso si porta davanti a tirare poi arriva l’ora dell’allungo di Gianluca Brambilla. La Spagna però è prontissima a chiudere tutti i tentativi  degli avversari.
Nell’ultimo giro continuiamo con il forcing e i tifosi italiani presenti all’arrivo si fanno sentire. Gli azzurri si portano davanti a fare l’andatura, in pieno stile Team Sky, prima Damiano Caruso, poi Gianluca Brambilla ed infine Franco Pellizzotti. Il lavoro italiano viene spezzato da una vecchia conoscenza dei tifosi italiani; l’olandese Steven Kruijswijk (nel 2016 stava per vincere un Giro d’Italia da outsider)  che scatta con una fucilata e nessuno dei nostri riesce a chiudere su di lui. Saranno Hermans, Ion Izagirre, Valverde , Pinot, Lutsenko e Kreuziger a riportarsi su di lui. Scorgiamo da una veloce inquadratura della telecamera in corsa che Vincenzo Nibali non riesce a tenere il passo dei migliori. Non nascodiamo che immediatamente su di noi cade una profonda delusione ma non sullo Squalo ma sulla sorte beffarda che con la caduta al Tour de France ha compromesso la preparazione perfetta del campione messinese. Intravediamo la sagoma di Gianni Moscon e la nostre speranze si risollevano leggermente. Ritrovare davanti anche De Marchi, Pellizzotti e Pozzovivo ci fa ben sperare.

L’ultima trenata di De Marchi consente a Moscon e agli altri contendenti di accorciare su Valgren che aveva racimolato un cospicuo vantaggio.

Sarà la salita della Höll a fare la differenza. Aprirà le danze il trio francese composto da Pinot, Bardet e Alaphilippe; quest’ultimo però (farvorito numero uno dei transalpini) è il primo a mollare la presa. Le pendenze si fanno sempre più dure e il nostro Gianni e sempre lì dietro i migliori. L’animo dei tifosi italiani sembra essere rinato, partono le urla di incitamento nei confronti del trentino. Il colpo di grazia però arriva dopo l’ultimo affondo di Woods; Moscon, finito nel contempo in una canalina, va fuori giri e non riesce più a recuperare i metri che lo separano dal trio che si giocherà la vittoria finale: Bardet, Valverde e Woods. L’attenzione delle telecamere si sposta sulla testa della corsa; intravediamo per pochi secondi uno stoico Tom Dumoulin che zigzaga sull’arcigne pendenze per sopravvivere alla salita infernale. L’azione di recupero dell’olandese è perfetta. Dumoulin si lancia in uno spettacolare inseguimento in discesa che gli permetterà di rientrare sul terzetto e provare a giocarsi la vittoria finale.

Valverde nell’ultimo chilometro si trova davanti, la posizione peggiore per vincere una volata ma l’esperienza dei 6 podi mondiali  consente allo spagnolo di vincere come solo “El Imbatido” sa fare!

Alejandro ValverdeLa cerimonia di premiazione ha visto un insolito siparietto dove il tre volte campione del Mondo uscente Peter Sagan ha consegnato la medaglia d’oro al nuovo iridato Alejandro Valverde.

Alejandro Valverde
Copyright: Innsbruck-Tirol 2018 / BettiniPhoto

Non concordo con i giudizi severi espressi da alcuni giornalisti di famose testate sportive italiane. Non possiamo recriminare nulla alla nostra nazionale. Gli azzurri si sono mossi alla perfezione, si sono riveltati una macchina perfetta! E’ mancato solo il guizzo finale. Non bisogna mollare perché siamo sulla buona strada. Quest’anno abbiamo vinto l’Europeo con Matteo Trentin e chissà se l’anno prossimo potremo puntare al Mondiale con Elia Viviani! Bravissimo Gianni Moscon che a soli 24 anni è stato in grado di rimanere con i migliori fino alla fine e un grosso plauso a Vincenzo Nibali che a soli due mesi dall’infortunio è riuscito a rimanere tra i migliori fino agli ultimi chilometri di gara. Ha fatto l’impossibile per essere presente ed onorare l’impegno. Speriamo di vederlo trionfante nella “Classica delle foglie morte” che potrebbe risultare un riscatto per questo sfortunato 2018.

La nostra avventura mondiale si è conclusa al termine della premiazione. Ci siamo avviati verso la stazione cercando di cogliere, passo dopo passo, gli ultimi istanti di questa splendida esperienza.

Adesso non ci resta che puntare alla nostra prossima ed ultima gara stagionale: Il Lombardia!

Stay tuned

Vi lasciamo con una breve photogallery dell’evento.

 

 

Luigi - Appassionato di ciclismo, cicloamatore “completo” (lento su tutti i fronti: pianura, salita e discesa) e curatore del blog: "Soli al comando".

Pubblicato da solialcomando

Luigi - Appassionato di ciclismo, cicloamatore “completo” (lento su tutti i fronti: pianura, salita e discesa) e curatore del blog: "Soli al comando".

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